La discesa delle oche

LUOGHI VILLANOVESI

La discesa delle oche :
Fino agli anni ’50, quasi tutte le famiglie allevavano un piccolo gruppo di oche. Questi animali sono poco esigenti nell’alimentazione perché si accontentano di vegetali, ortiche tritate, avanzi di cucina e un pò di mais. Crescevano in fretta e quando raggiungevano i 3 – 4 kg potevano essere sacrificate alla cucina oppure spiumate. La piuma e soprattutto il piumino (che si raccoglieva sotto le ali e parte del collo) avevano un certo valore. Quando nasceva una figlia si iniziava la
raccolta delle piume per preparare il letto ed i cuscini della futura sposa. Però la piuma doveva essere molto pulita e per questo le donne ed i ragazzini che accudivano questi animali, le portavano nella roggia a lavarsi. Per questo motivo il parapetto che costeggia via Piave e via Molino Costa aveva delle aperture (oramai chiuse ma che si intuiscono) per facilitare l’ingresso in acqua delle oche. L’oca è in genere una cattiva covatrice e non depone molte uova nel corso dell’anno; per questa ragione le uova erano affidate anche alle tacchine, buone covatrici. La carne dell’oca non è abbondante, però il suo grasso fuso, messo in recipienti di vetro o di terracotta, gli orci (urs ), conservava la carne e il grasso stesso serviva poi da condimento. Allora il dado non era utilizzato.

Un proverbio del nostro paese, indicando una donna molto brava dice: “A l’ha in gamba plè l’oca sensa fala crijà“ (È brava a spiumare l’oca senza farla starnazzare ). Infatti le oche quando venivano spiumate mordevano e starnazzavano perché non gradivano quel trattamento.

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